Il profumo dei ricordi

Il profumo dei ricordi

Anna giaceva lì, a terra.

Si era fatta largo tra tutti gli scatoloni impolverati, la soffitta era diventata il ripostiglio del passato. La luce filtrava dalle persiane semi chiuse, erano logore e sporche, il legno si era gonfiato con l’umidità. “Prima o poi mio marito deve dare una bella verniciata” – pensava Anna. La soffitta in effetti era l’ultimo posto a cui entrambi pensavano, la pecora nera della casa. E più i giorni passavano, più sembrava una giungla inaccessibile, mancavano solo le liane e le scimmie urlatrici.

Dal tetto penzolava una lampadina dal vetro opaco, era lì da anni ormai, Anna preferì non accenderla e godersi un’atmosfera più naturale. La luce che filtrava era rilassante. Il tetto non era poi così alto, tanto che Anna era abbonata ai bernoccoli ogni volta che metteva piede in quel ripostiglio. Mai usciva di là senza esclamare “Ahi!”.

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L’odore della carta l’avvolse, un misto tra vecchiume ingiallito e ricordi profumati. Lì c’era la sua vita, la sua giovinezza, chiusa con cura in scatole di cartone e scatolette di alluminio. Ogni scatola aveva incollato di sopra un nastro adesivo giallo, la colla si era asciugata ormai, e i nastri quasi cadevano. I nastri le ricordavano ogni cosa, erano il portale che la conducevano agli anni passati. Ai momenti trascorsi con i suoi bambini, ai momenti insieme ai suoi genitori. Le apparivano fotografie, colori sfocati, sagome di uomini e donne di cui neanche ricorda il nome, carillon, e il profumo.

 

Il profumo di suo padre.

 

Quell’odore ricorrente che impregnava il suo volto, odore pungente, intenso e gradevole, che lo contraddistingueva. Era abituato a metterlo prima di uscire per andare a lavoro o per incontrare qualche amico, suo padre amava il profumo. Lo rendeva elegante e affascinante, un uomo virile. L’odore legava Anna al passato, al dolore che provava per la sua assenza, alle lacrime che le rigavano il viso per ogni parola mai pronunciata. Anna si svegliò improvvisamente, lo sguardo vacuo, gli occhi arrossati posati sulla boccetta del padre. Solo quando una lacrima le cadde sulla mano, lei si accorse di aver pianto. Anna aveva ancora pianto, quel ricordo l’ha stravolta.

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“A tavola!” – era suo marito, urlava dal piano di sotto. Anna posò le cianfrusaglie che aveva trovato, chiuse di corsa gli scatoloni e li sistemò al loro posto. Si asciugò il volto con le mani, si specchiò sul vetro lercio della finestra e disse “tutto a posto”. Si avviò verso il piano inferiore, scendeva lentamente, e ad ogni passo i gradini di legno scricchiolavano. D’un tratto si fermò all’ultimo gradino, le scoppiava la testa, e nella sua mente solo una parola: “Papà…”. Incrociò lo sguardo dei figli, suo marito era già a tavola, attendeva loro. Si sedettero tutti, recitarono la preghiera di benedizione, e ognuno prese a mangiare la sua porzione di cena. Regnava il silenzio, ognuno era indaffarato coi suoi pensieri. E Anna ricordava suo padre, tra profumi e lacrime.

Il profumo dei ricordi – Parte 2